Il ruolo dei Centri per l’Impiego nello scenario lavorativo attuale
Secondo un articolo dal sito lavoce.info i Centri per l’Impiego oggi sono “… quasi esclusivamente strutture amministrative per la registrazione delle dichiarazioni di disponibilità al lavoro e le attività protocollari per quanto riguarda disabilità e certificazione per tirocini extra-curriculari”.
Altri dati contenuti nell’indagine “Rapporto di monitoraggio sui servizi per il lavoro” ISFOL del 2015 mostrano come tra gli 8798 dipendenti dei CPI Italiani solo il 27,1% sia in possesso di un titolo universitario e, tra questi, quasi 8 su 10 con contratto a tempo determinato o di collaborazione.
In un mercato del lavoro che si è totalmente rivoluzionato negli ultimi 10 anni per rilanciare l’occupazione non sono sufficienti gli incentivi economici alle aziende per l’assunzione di inoccupati e disoccupati.
Le persone devono essere orientate a livello formativo e professionale, aiutate a muoversi nella ricerca del lavoro secondo le modalità e gli strumenti più attuali, valorizzando ed aumentando al contempo le competenze trasversali e le risorse personali.
Come si è ovviato alla mancanza di competenze e risorse dei CPI?
Da un lato le nuove esigenze sono state soddisfatte grazie ai numerosi enti accreditati ai servizi al lavoro nati in diverse regioni d’Italia a partire dal 2008.
A volte sono gli stessi comuni o città a sviluppare e attivare servizi di orientamento professionale e lavorativo rivolti alla cittadinanza. Basti pensare al modello innovativo di Puerta 22 in una città come Barcellona, fino ad arrivare a progetti di realtà più piccole come lo Sportello JobOrienta che ho avuto la possibilità di proporre all’interno del Comune di Noale.
In altri casi invece, la collaborazione e il sostegno tra persone che cercano lavoro ha permesso di creare luoghi virtuosi, quali ad esempio i Job Club in Italia o le Lanzaderas in Spagna, dove persone alla ricerca di una nuova occupazione, coordinate da un coach, uniscono le forze per aumentare le proprie competenze e le possibilità di accedere ad un lavoro.
Basteranno questi sforzi individuali e privati a compensare la mancanza a livello pubblico di un adeguato sostegno all’occupabilità?
Ai posteri l’ardua sentenza…